IL RAPAPORT
Per la determinazione del valore del diamante, gli operatori del settore utilizzano, sin dal 1978, il Listino Rapaport, ideato da Martin Rapaport e pubblicato settimanalmente dalla Rapaport Group. I valori espressi in tale Listino: si basano sulle 4C, forniscono un benchmark indipendente sui prezzi dei diamanti negoziati in tutto il mondo e sono utilizzati al fine di standardizzare, comparare e negoziare tali prezzi.
Esistono due Listini Rapaport: il principale che si riferisce esclusivamente ai diamanti con taglio rotondo a brillante ed uno secondario che si riferisce ai diamanti con taglio a goccia ma viene poi utilizzato anche per le altre forme fantasia (che altrimenti resterebbero prive di un Listino di riferimento).
I valori espressi nel Rapaport sono suddivisi in tabelle corrispondenti ad intervalli di caratura (ad es., “da 2 carati a 2,99 carati”), in ordine crescente. Ciascuna tabella (o intervallo di caratura) riporta, sull’asse orizzontale, i diversi gradi di purezza e, sull’asse verticale, la scala di colore (limitato all’intervallo tra le lettere D e M). Incrociando, nell’ambito dell’intervallo di caratura considerato, il colore e la purezza attribuiti a ciascun diamante dal relativo certificato, si ottiene un valore. Tale valore è espresso in dollari americani senza decimali (quindi bisogna moltiplicarlo per 100) e deve intendersi come prezzo a carato (quindi deve essere moltiplicato per la caratura di interesse).
È importante sottolineare che tutti i valori riportati sul Rapaport si basano sull’esistenza, nel diamante considerato, di alcuni presupposti (cd. “specifications”), ossia, a titolo esemplificativo: certificazione emessa dal GIA (“Gemological Institute of America”); taglio, simmetria e politura eccellenti; fluorescenza da nulla a debole, ecc. Occorre, infine, aggiungere che il Rapaport riguarda solo i diamanti incolore, non i diamanti colorati (cd. fancy) .