DIAMANTI DA INVESTIMENTO
Proviamo a chiarire lo spinoso tema relativo all’utilizzo dei diamanti come strumento di investimento. Abbiamo avuto un esempio estremamente negativo del loro utilizzo fraudolento nell’ambito della maxi truffa che ha visto coinvolte le principali banche italiane in qualità di intermediari nel collocamento di diamanti a prezzi folli e con promesse di rendimento a dir poco fantasiose. Tale episodio ha dimostrato con tragica evidenza che, per l’acquisto dei diamanti in contesti diversi da quelli emozionali, occorre avere una specifica preparazione. Tutto parte, dall’utilizzo del Rapaport che può senza dubbio ritenersi un un utile punto di riferimento per gli operatori del settore ma molto complesso da comprendere e utilizzare per i non esperti. A prescindere dalla conoscenza generica delle 4C su cui si basa il Listino Rapaport ad un’analisi superficiale, ogni diamante è diverso dall’altro e per valutarne a pieno il suo valore bisogna tenere conto: (a) di molti più parametri rispetto alle 4C e (b) avere una conoscenza specifica (per non dire scientifica) di tali parametri di riferimento. Bisognerebbe, ad esempio, sapere che, a parità di grado di purezza, alcuni tipi di inclusioni possono compromettere la brillantezza in modo maggiore rispetto ad altre o che, tra le inclusioni, rientrano anche le fratture, le quali incrementano la fragilità del diamante; bisognerebbe sapere cosa è la fluorescenza e in che modo incide, quando presente, sulla percezione visiva del colore.
Fatte queste precisazioni, si puo fare qualche cenno in merito all’utilizzo dei diamanti come forma di investimento, dando per scontato un presupposto che scontato non è, ossia che gli stessi vengano acquistati al valore corretto. La questione è piuttosto complessa in quanto la crescita dei valori non è stata sempre costante e non sempre si puo parlare di crescita (come, ad esempio, per i diamanti di piccola caratura i cui prezzi hanno dimostrato una tendenza a diminuire).
A tale riguardo, bisogna considerare che, da quando DeBeers ha perso il regime di monopolio mediante il quale riusciva a regolare l’equilibrio tra domanda e offerta, si è determinata una minore stabilità dei prezzi e, in alcuni casi, un calo.
Infatti, nell’intervallo di tempo 2013-2018, si sono registrate le seguenti variazioni di prezzi: -15% per diamanti da 0,50 carati; -13% per diamanti da 1 carato; -14% per diamanti da 3 carati; e -8% per diamanti da 5 carati (fonte: Diamond Price Statistic Annual Report 2018). Nell’intervallo di tempo 1998 - 2018, si sono registrate le seguenti variazioni: -10% per diamanti di 0,50 carati; +37% per diamanti da 1 carato; +106% per diamanti da 3 carati; e +142% per diamanti da 5 carati (fonte: Diamond0 Price Statistic Annual Report 2018).
L’investimento in diamanti, se di investimento si puo parlare, è un investimento di lungo periodo, di importo significativo (diamanti da 3 carati e oltre) e riservato agli addetti del settore o, comunque, agli esperti. Resta, inoltre, aperto il tema della liquidabilità dell’investimento: allo stato attuale, non esiste, per i privati, un mercato secondario ufficiale in cui liquidare i diamanti. Le uniche opzioni sono: (a) i rivenditori, che, però, non sono disposti a pagare il prezzo di Listino (in quanto il loro margine di rivendita si ridurrebbe drasticamente o si annullerebbe del tutto) oppure (b) le case d’asta. Queste ultime possono essere considerate un’opzione valida solo con riferimento a diamanti “rari” ossia diamanti importanti per caratura, colore e purezza ovvero diamanti fancy (giallo, rosa, rosso, blu e verde).
E allora: compriamo i diamanti perché ci piacciono. Compriamoli per il loro significato emozionale perché, tra tutte le gemme del mondo, sono quelle con la migliore combinazione di lucentezza, brillantezza e dispersione della luce, con il conforto che, rispetto a tanti altri beni, mantengono comunque inalterato il loro valore intrinseco, sia economico che simbolico…